UniversoPoesia

Da Matteo Fantuzzi quanto di buono offre la poesia italiana contemporanea. Forse.

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Me ne vado in carcere. E un paio di nuovi progetti.
 
Sabato prossimo, 5 Gennaio, sarò nel carcere milanese di Opera a parlare assieme a Tiziana Cera Rosco di Poesia nella classe seguita da Maddalena Capalbi. Ci sarebbero tante cose da dire sull’importanza di una cosa come questa, che fa onore a chi segue questo progetto beninteso, non a chi episodicamente come me si fa un “giro” dentro al carcere e poi (forse, ma non è mica detto che non mi ci lascino a Opera…) dopo qualche ora uscirà. Una cosa sola mi preme: ribadire, se necessario (ed è necessario), che non esiste un fruitore di Poesia meno importante di un altro e questa non dev’essere solo una frase fatta, chi vuole fare Poesia la faccia, vada tra la gente, a sentirsi qualche “non mi piace”, “quella Poesia fa cagare”, e non vivere solo dei sorrisini, delle pacchette sulle spalle, delle strizzatine d’occhio, dei circolini dove ci si sostiene a vicenda per non affogare nella propria mediocrità. E se necessario (questo no, non è necessario) credo faccia bene ricordare che questo non vale solo per chi alloggia nei grandi centri editoriali o nelle polverose aule universitarie, ma anche per chi lavora prettamente in rete, o nelle realtà di Provincia, ovunque insomma, sociologicamente il rischio massonico dovrebbe spaventarci tutti e non fare dormire sogni tranquilli alla nostra coscienza.
E per concludere due notizie che da ieri sono ufficiali: riparte il blog di Atelier, staccato però dal portale della rivista, l’indirizzo nuovo è http://atelierpoesia.splinder.com e secondo me saranno cazzi amari, nel senso di mero ritorno alla rissa, cosa che non è che mi dispiaccia completamente (a casa degli altri, insomma quando io non ho doveri legali) perché credo che si sia diventati eccessivi davvero in certe pratiche di galateo, vabbé… ripeterei quanto detto una frase fa, quindi glisso. Tanto s’è capito il mio pensiero e invito quindi anche a leggere l’intervento su AbsolutePoetry della necessità di stroncature e critica militante. E poi speriamo bene… Anche Giuseppe Cornacchia come promesso ha attivato la sua pagina di segnalazione delle iniziative editoriali non a pagamento nel mondo della Poesia, l’indirizzo è http://www.nabanassar.com/nonapagamento.html . State bene.

Written by matteofantuzzi

29 dicembre 2007 a 15:00

Pubblicato su Uncategorized

14 Risposte

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  1. Interessante un progetto nel carcere di Opera: concordo con te che la poesia non deve essere un sacrario per pochi eletti ma deve far respirare la gente, portare vita, una spirale di rinnovamento.
    So che Milo De Angelis, un “nome” abbastanza noto della poesia contemporanea insegna stabilmente al carcere di opera: al di là del sul valore (sul quale si può discutere, premetto che a me piace il suo modus poetandi, specie l’ultima stagione della sua opera) trovo la sua scelta abbastanza coraggiosa e alternativa, poco incline ad uniformarsi agli standard accademici, quindi apprezzabile.
    🙂

    Ayreon

    29 dicembre 2007 at 19:38

  2. Interessante Matteo…
    Fammi sapere come va a finire. Sono progetti – secondo me – che meritano seguito e mi fa piacere qualcuno ci creda…
    In bocca al lupo!

    Un caro saluto

    Luca Ariano

    P.S. A me le risse nei blog – come nei mass media – mi hanno sempre annoiato…

    anonimo

    30 dicembre 2007 at 20:32

  3. milo de angelis è in effetti uno dei pochi nomi su cui ci sono certezze oggi, e che ci sia da parte sua e di tanti altri autori milanesi attenzione per quella realtà ribadisco è cosa notevole e davvero spero esportabile, con tutte le difficoltà che oggi ci sono tipo: provate a volere consegnere un libro di poesia direttamente a un carcerato, auguri ! passano al massimo dalle biblioteche del carcere, invece regalare un libro è un gesto importante, e tra parentesi regalare poesia in traduzione a chi non è di lingua italiana significa insegnare la lingua ! (cioè, forse non mi sono spiegato… ho dormito 3 ore… regalare a un rumeno il libro di un poeta rumeno con la doppia traduzione rumeno/italiano, o a un algerino un francofono tradotto anche in italiano (o anche l’arabo) ecc.

    questo è anche utile.

    ps. ma luca, vuoi sapere se mi ingabbiano ? ;D
    pps. però se per fare discorsi che non siano solo ossequiosi come troppo spesso in rete accade ci si manda anche un poco a cagare io non piango oggi come oggi lacrime amare, perchè stiamo diventando davvero mielosi.

    matteo.

    anonimo

    1 gennaio 2008 at 10:57

  4. E’ scoppiata la bagarre nel Baghetta, una seconda volta!
    Accorrete! su http://www.baghetta2.splinder.com tutte le regole e le informazioni (e pure i menù!) della seconda edizione del Premio.

    baghetta

    1 gennaio 2008 at 21:53

  5. interessante

    zumal

    2 gennaio 2008 at 11:56

  6. L’ultimo Milo De Angelis è eccezionale, a mio avviso: da brivido …
    Veramente un grande poeta …
    Spero che i carcerati non si siano arrapati troppo con Tiziana: è carina anche se a me interessa più per quel che scrive che mi piace molto (io che non amo particolarmente la poesia delle femmine a meno che non si chiamino Dickinson o Bishop o Susan Stewart o Sor Juana Inés de la Cruz o Plath o altre ma non tantissime) …
    Spero che anche i signori carcerati si siano concentrati sulla di lei poesia …
    Vabbé, con Matteo non c’è codesto rischio (anche se non si sa mai ) …
    Scherzi a parte, concordo totalmente su quel che dice Matteo (anche sull’eccesso di galateo falso) e plaudo alla riapertura del blog di Atelier di cui sapevo …

    Cari saluti

    Andrea Margiotta

    rondons

    3 gennaio 2008 at 02:25

  7. errata

    Ovviamente il discorso che faccio va inteso al futuro visto che andrete in carcere il 5 gennaio …
    Pardon: vengo da una seratina piacevole ma un pochino alcolica 😉

    and.

    rondons

    3 gennaio 2008 at 02:37

  8. alla fine sotto alcool andrea dai ragione ad aldo nove che dice che c’è del buono solo nella nuova poesia femminile… eh eh eh

    anonimo

    3 gennaio 2008 at 15:03

  9. segnalo anche (con molto piacere)oggi, giovedì 3 gennaio, Rai Radio3, intorno alle 21:30, intervista su (e lettura da) La casa esposta di Marco Giovenale a cura della redazione di RadioTre Suite

    e finalmente c’è di nuovo un poco di poesia sui canali nazionali… speriamo bene…

    matteofantuzzi

    3 gennaio 2008 at 15:05

  10. salve; con piacere leggo ed approvo soprattutto il fato che la Poesia è per tutti e rappresenta una delle massime espressioni di libertà.

    ciao
    anto
    anto

    anto13nella

    4 gennaio 2008 at 21:00

  11. Caro Matteo, buon anno! E un piccolo appunto: guarda che non andrai al carcere di Opera, ma di Bollate (è lì che Maddalena tiene il corso, io ci sono stata l’anno scorso, e ci avevo scritto una piccola cosa qui: http://www.lietocolle.com/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=62528&mode=thread&order=1&thold=0.
    Ciao ancora e buon lavoro, luisa pianzola

    anonimo

    5 gennaio 2008 at 09:07

  12. ma luisa, io sono RIN-CO-GLIO-NI-TO ! per fortuna che tiziana e maddalena mi hanno pazientemente accompagnato alla stazione centrale, sia all’andata che al ritorno, spiegnadomi dove si trova la linea3 della metro…

    però è andata molto bene. probabilmente se mi incastro con gli impegni ci torno prima dell’estate.

    matteofantuzzi

    6 gennaio 2008 at 14:10

  13. Ciao ragazzi riguardo a Milo e al carcere di Opera mi fa piacere lasciarvi un paio di sue righe da una intervista fattagli da Luigia Sorrentino in cui parla della sua esperienza di insegnare in carcere:
    D: “Tu insegni Lettere nel carcere di Opera, un carcere massima sicurezza, a Milano. Percorrendo quel varco, entrando nelle celle dei detenuti, nel rigore, nell’ordine prestabilito, nella regola, vai verso la poesia?

    De Angelis: “ Il carcere è un luogo di massima sorveglianza, e quindi già questa definizione lo avvicina alla poesia. Una cella, se tu l’hai vista, ricorderai che sono pochi metri quadrati da dividere con un’altra persona. Basta spostare uno sgabello, una sedia, una lampadina, per fare il caos, come avviene in un testo poetico dove se tu togli un aggettivo rompi un ordine faticosamente raggiunto per tentativi e tentativi, quindi c’è immediatamente una parentela con la poesia. Poi il carcere è un luogo di trauma, di memoria, di redenzione, è anche un luogo di desideri fondamentali, di desideri ridotti all’essenziale, quindi è un luogo di sottrazione, e per questo è un luogo poetico. E’ comunque un luogo dove la poesia può gettare i suoi semi. Poi, come mi dicevi, la poesia è una disciplina, è un luogo dove si ottiene il massimo della libertà, un estremo di libertà, attraverso un estremo di legge, di rigore, di perimetro… E i detenuti sono un po’ così, hanno vissuto un tempo senza disciplina, un tempo, una specie di eterno presente, tra una rapina e un’altra, spesso, e quindi, un tempo senza un fine o una fine, ed è bene mostrare questo percorso di rigore. E a loro volta i poeti sono un po’ come i detenuti in attesa di giudizio, dentro il perimetro del testo e quindi conoscono bene questo verdetto della parola che pende su di loro .”

    D: Recentemente ti ho sentito dire che finalmente hai trovato nel carcere un vero poeta. Chi è questo poeta?

    De Angelis: “ Si chiama Vladimiro Cislaghi, ed è stata una delle scoperte più belle e inattese della mia vita da insegnante… uno di quegli alunni che da soli danno il senso a tutta una vita trascorsa in classe. La poesia era già in lui quando l’ho incontrato… me ne sono accorto subito… Vladimiro era più vulnerabile al giudizio delle parole… sentiva che il loro verdetto era potente… anzi, era l’unico verdetto… ma non riusciva ancora a coglierlo in pieno… stavano lì in un luogo nascosto, in attesa di essere svelate… poi la rivelazione è avvenuta e ne siamo stati felici entrambi… ora è qui, Vladimiro, nelle pagine di un libro appena uscito, Madre e baratro che sono orgoglioso di avere nella mia piccola collana di poesia.”

    D:Quale delitto ha compiuto Vladimiro?

    De Angelis: “ Non lo so, e in genere non siamo tenuti a sapere ciò che è accaduto nella vita dei detenuti. Magari emerge per volontà loro in qualche frammento di tema, in qualche spezzone di dialogo, però rimane sullo sfondo e quello che conta è l’attimo presente dell’insegnamento. So che è una lunga pena, che Vladimiro uscirà dal carcere in modo definitivo nel 2026, che è nato nel 1970 e che non sarà più un ragazzo quando uscirà.”

    Ayreon

    8 gennaio 2008 at 22:33

  14. grazie tante. ho avuto modo di conoscere vladimiro proprio a bollate lo scorso sabato.

    anonimo

    9 gennaio 2008 at 22:40


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